Me lo voglio togliere, stavolta, il sasso dalla scarpa, perché non è un sassolino; c’è un filo di violenza che lega la “confessione” apparsa su la Verità, dall’ex ministro della salute e la chiusura della scuola di Pioltello.
Per colui che, oggi, si dipinge quale vittima di ingiuste persecuzioni basterebbe dichiararsi dispiaciuto, farsi schermo della situazione tragica che si era presentata e, con poca spesa, istituire un ente che studi i fenomeni avversi, per trasformarsi da perseguitato in eroe; ma questo non lo farà mai; la sua è stata una scelta politica, sull’idea che il covid avrebbe rappresentato un’opportunità, per la sinistra per imporre, di fatto, con la violenza e la privazione delle libertà (e, spesso, del lavoro) una dittatura della solidarietà: ognuno di noi è tenuto a sacrificare la propria salute e quella dei suoi figli per il bene della collettività; è un principio che si pone in antitesi con quelli dei nostri sistemi liberali, un principio che ci priva della possibilità di disporre di noi stessi; il nostro corpo è dello Stato; così aveva deciso la Corte Costituzionale: se ci saranno degli effetti avversi c’è l’indennizzo (settantasettemila euro per una vita umana); da questo a disporre che tuo figlio sarà costretto a donare uno dei suoi reni ad uno sconosciuto, magari arrivato da chissà dove, che ne ha bisogno, il passo è breve, molto più breve di quanto si possa pensare, se si guarda con quale velocità sono stati cancellati ottant’anni di progresso democratico.
Il filo “rosso” del governo della violenza lo si può collegare con la questione Pioltello. Cosa porta chi ha sempre imposto la laicità dello Stato a sostenere con tanta convinzione una religione che, al contrario, presenta connotati teocratici? Proprio questo elemento, il poter imporsi con la violenza nella vita di tutti i giorni.
Il nostro sistema occidentale parte da un principio di libertà dell’uomo, individuandone i confini in quella del suo prossimo; questo principio a qualcuno non sta bene; come eliminare questa eccessiva libertà (qualcuno aveva descritto i sistemi liberali come possibilità per libere volpi di girare libere in liberi pollai) se non imponendo regole stringenti di una religione che impone, con la violenza, queste regole? E come imporre questa religione se non in ragione della libertà religiosa ed il conseguente dovere di tolleranza?
Non è il primo caso nella storia; tralasciando la palla del sogno, Costantino aveva voluto riunire l’impero sotto un’unica religione per controllarne anche la politica, evitando la disgregazione dei poteri “pagani” e delle loro tendenze centrifughe; oggi avviene lo stesso; la laicità ha reso troppo liberi, il cristianesimo è debole e, poi, Cristo, addossandosi i nostri peccati, ci ha dato quella dignità che non meritiamo; ben venga chi ci impone con la forza la preghiera, come vestirci, come parlare e cosa dire e non dire.